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Segrate – La Pieve di Segrate

Localizzazione: Segrate

Segrate fu per molti secoli Capo di Pieve: la pieve, dal latino plebs ovvero popolo, era un territorio autosufficiente dal punto di vista pastorale ma soggetto all’autorità del vescovo e aveva un fondamentale ruolo di collegamento per le numerose comunità agricole e gli scambi commerciali.

 

La Pieve di Segrate nel XIII secolo

La Pieve segratese si sviluppava su una zona estesa che, secondo quanto riportato da Goffredo da Bussero nel suo Liber Notitiae Sanctorum Mediolani nel XIII secolo, comprendeva alcune aree dell’attuale Comune di Milano (Calvairate, Cavriano, Cimiano, Corte Regina, Crescenzago, Lambrate e Turro), gli attuali Comuni indipendenti di Cologno, Pioltello, Rodano, Pantigliate e Vimodrone, e infine alcune località che tuttora fanno parte del Comune segratese come Novegro, Redecesio, Rovagnasco e Tregarezzo.

 

Essa è una delle più antiche del territorio lombardo, la cui origine è da far risalire probabilmente tra il V e il VI secolo, in prossimità di una strada consolare e con una chiesa dedicata a Santo Stefano.

Tuttavia la prima citazione documentata del nome Segrate risale solo al 1000, quando il Codex Diplomaticus Langobardie la cita nell’ambito di una vendita privata di terreni; il documento del 1045 invece costituisce la prima volta in cui si cita Segrate come atto ufficiale, emesso da re Enrico, in cui si esplicitava che tra i beni del monastero di San Dionigi rientrassero anche alcuni terreni segratesi lasciati in eredità dall’Arcivescovo Ariberto d’Intimiano da poco deceduto (possedimenti confermati anche nel documento del 1147 firmato da Papa Eugenio III).

Risale invece al 1052 il primo documento in cui compare la citazione di Segrate come Pieve, quando il prete Andrea donò alla chiesa di San Giuliano di Cologno un terreno.

 

Nel 1191 Papa Clemente III emanò una bolla pacificatoria fra il Capo di Pieve Segrate e il monastero di Crescenzago: all’epoca le pievi avevano il diritto di riscuotere le decime, mentre i monasteri volevano l’indipendenza; il Papa intervenne dunque come mediatore nell’accordo fra le due autorità locali.

Durante il XII secolo i Cistercensi si erano stabiliti a Segrate, come dimostrano alcune rimanenze presso l’attuale Cascina Radaelli; anche il catalogo delle case degli Umiliati, risalente al 1298, cita alcuni loro possedimenti in questa zona come parte della Martesana abduana (dal nome del fiume Adda).

 

Nel 1385 Gian Galeazzo Visconti promulgò un decreto in cui la pieve di Segrate passava alla giurisdizione del territorio della Bazana; un ulteriore decreto di poco successivo riunì invece in un’unica unità sia la Martesana sia la Bazana, poste sotto la giurisdizione del Podestà di Milano.

L’importanza della pieve di Segrate nel XIV secolo emerge anche dal documento contenuto nella Notitia Cleri Mediolanensis de anno 1398 circa ipsius immunitatem, redatta dal fisco per la tassazione ad uso della Curia Arcivescovile, in cui vengono citate dodici cappellanie delle chiese dipendenti dalla pieve, altre sei che più tardi diverranno parrocchie e le relative imposte, rivelatrici di cifre abbastanza importanti.

 

Nel 1412 però Filippo Maria Visconti assegnò in feudo al castellano di Porta Giovia, Vincenzo Marliani, le terre di Melzo che comprendevano gran parte dell’area della pieve di Segrate; tali aree furono concesse poi ai fratelli Cotta fino alla nomina di Aimo de’ Marliani come podestà di Melzo ad opera di Francesco Sforza ormai Duca di Milano.

Nel 1499 il re di Francia Luigi XII confermò invece a Gian Giacomo Trivulzio il feudo di Melzo.

 

Nel 1524 il Duca di Milano Francesco II Sforza donò il feudo di Melzo, di cui ancora facevano parte anche le terre di Segrate, a Massimiliano Stampa e, dopo vari passaggi di proprietà, passò a Gian Fermo Trivulzio nel 1533.

Nel 1566 ebbero inizio le visite pastorali alla pieve con Bernardino Cermenati, delegato di Carlo Borromeo, mentre nel 1569 fu Carlo Borromeo in persona a visitarla (di questo viaggio rimane la carta topografica della Pieve con le varie località); tali visite avevano lo scopo di stabilire un contatto con il territorio della diocesi per conoscerne e risolverne le problematiche, ma anche per rendere operanti le norme stabilite dal Concilio di Trento.

 Mappa preparatoria alla visita pastorale di Carlo Borromeo alla Pieve di Segrate

(fonte foto: Bonapace L., Segrate attraverso la storia, Lions Club Segrate e Comune di Segrate, Gorla Minore (Varese) 1995, p. 229)

 

Fra il 1599 e il 1605 gran parte delle terre di Segrate furono acquistate dai fratelli Lucini, una famiglia di imprenditori comaschi, proprietari di Villa Radaelli.

Durante l’avvento della peste, nel 1630, in tutto il territorio della Pieve si rese necessaria la costruzione di lazzaretti per accogliere i malati.

Il feudo di Melzo divenne proprietà del Re di Spagna Carlo II nel 1678 poiché Antonio Teodoro Trivulzio (Gaetano Gallio) era deceduto senza lasciare eredi; la Camera Ducale decise però di frazionare l’area e vendere i diversi feudi. Una parte di essi fu acquisita dal banchiere Bernardo Colombo il quale, dal momento che il numero di fuochi del suo feudo glielo consentiva (erano necessari almeno 100 fuochi, ovvero unità familiari soggette a fiscalità), divenne Marchese; altre zone furono concesse a Don Alexandro de Putheo (Alessandro del Pozzo) e altre personalità.

 

Una seconda mappa della Pieve di Segrate fu redatta in occasione della visita pastorale del Cardinale Pozzobonelli nel 1753.

Mappa della Pieve di Segrate per la visita di Pozzobonelli

(fonte foto: Bonapace L., Segrate attraverso la storia, Lions Club Segrate e Comune di Segrate, Gorla Minore (Varese) 1995, p. 305)

 

Nel 1764 nella pieve segratese di erano due co-vicari, di cui il parroco di Pioltello aveva giurisdizione su tutta la pieve esclusa il Capo di Pieve Segrate.

Nel 1774 fu completato il catasto teresiano, che permise di determinare i fondi nobiliari e quelli ecclesiastici, consentendo di procedere agli espropri in seguito alla soppressione di ordini e congregazioni; parallelamente furono applicati dei miglioramenti al comparto agricolo che decretarono un miglioramento della zona segratese, la quale aveva una spiccata vocazione per tale attività produttiva soprattutto per la coltivazione del gelso.

 

Fra il 1846 e il 1857 nel territorio della pieve fu realizzata la linea ferroviaria Ferdinandea, che seguiva il percorso dell’antica strada consolare per l’Oriente, fino a Treviglio.

 

Nel 1972 il Cardinale Colombo emanò un decreto che comportò la scomparsa della pieve segratese, che entrò a far parte del decanato di Cernusco sul Naviglio.

Azioni suggerite

Implementazione delle informazioni sul sito internet del Comune.

Bibliografia

Bonapace L., Segrate attraverso la storia, Lions Club Segrate e Comune di Segrate, Gorla Minore (Varese) 1995.

 

Autore: Fonte foto: Bonapace L., Segrate attraverso la storia , Lions Club Segrate e Comune di Segrate, Gorla Minore (Varese) 1995, p. 112. Compilatore: Elisa Picello.  
Datazione: Dalla fine del V secolo circa
Numero scheda catalogo heritage: