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Inzago – Villa Visconti

Localizzazione: Via Emanuele Filiberto, 1 – INZAGO

Villa Visconti è praticamente conosciuta dagli abitanti del borgo come “Il Lazzaretto”.

Immagine

Foto 1 – la Villa vista da est

Foto 2 – Vista dal Parco della Magnolia, a nord

Foto 3 – Vista da sud

Foto 4 – Decori a grotteche

Descrizione

La peste degli anni 1576/1577 colpì Inzago in modo particolarmente dirompente.

Il numero straordinario delle salme rese presto insufficiente il preesistente cimitero ubicato nel sagrato della chiesa parrocchiale e determinò la necessità di trovare uno spazio idoneo fuori dal paese, spazio che fu identificato al di là del naviglio nel campo del “Pezone”.

Il campo del “Pezone” fu utilizzato quale cimitero di emergenza degli appestati e successivamente, terminata la peste, lasciato in stato di abbandono.

Il cardinal Federico Borromeo nella visita Pastorale (1605) ordinò agli inzaghesi di cingerlo di muro affinché le bestie al pascolo non calpestassero i sepolti e di porvi una porta di accesso; quivi esisteva un sacello a ricordo dei morti della peste.

Al tempo della successiva peste gli inzaghesi promisero di far celebrare una messa ogni settimana nell’oratorio (1628) detto il Lazzaretto de’ Morti allora in costruzione.

Solo nel 1638 fu autorizzata dalle autorità ecclesiastiche la celebrazione della messa nell’oratorio di san Carlo al Lazzaretto anche se il pavimento non era stato ancora terminato.

Altre tappe dell’evoluzione dell’oratorio furono il nulla osta (1704) alla costruzione di una cappella laterale.

A metà ‘700 fu autorizzata la costruzione di una nuova abside a emiciclo, il coro e il campanile e il nuovo altare (1752).

In questo oratorio aveva sede la Scuola dei morti, detta del Lazzaretto, che aveva per finalità la devozione dei defunti.

Le direttive di Giuseppe II portarono alla soppressione di conventi e di ordini religiosi; a Inzago furono eliminati i Luoghi pii e le confraternite e conseguentemente nel 1787 furono messi in vendita i beni del Lazzaretto.

Il conte Luigi Barbò si aggiudicò all’asta (1787) le proprietà della soppressa Scuola dei morti, tra cui l’oratorio che convertì in villa.

La trasformazione non è percepibile dall’esterno in quanto la facciata del nuovo edificio a due piani ha completamente rivisitato l’originale facciata della chiesa di cui resta la navata trasformata in grande sala mentre l’abside fu abbattuta e oggi tale sedime è il cortile interno tra le due braccia del fabbricato.

Al tempo della trasformazione il campanile fu modificato in torre; la torre fu forse sopraelevata e successivamente ribassata probabilmente per ragioni statiche.

La volta dell’oratorio, recentemente restaurata dai proprietari, ha svelato sotto scialbature una pregevole decorazione a grottesche.

I conti Barbò di Casalmorano e signori di Pumenengo (Calciana Inferiore) erano insediati a Inzago dall’inizio del ‘700 con un fondo di 268 pertiche; nel 1711 Gerolamo aveva acquistato l’attuale casa Appiani.

Il conte Luigi, acquirente del Lazzaretto, era un loro cugino e forse questa presenza a Inzago fu tra i motivi che lo indussero all’acquisto dell’oratorio per poi trasformarlo in villa, villa destinata alla mera villeggiatura in quanto proprietà non collegata ad un fondo.

I due rami Barbò alienarono i rispettivi beni quasi contestualmente.

Carlo Barbò oberato di debiti per evitare un’apprensione vendette la casa e il fondo al notaio Carlo Maria Bigatti (1802); Luigi Barbò Manzoni alienò (1806) la nuova villa al professore di anatomia presso la Reale Accademia di Brera Pietro Magistretti, sposato con Francesca Visconti.

Poco dopo la morte del padre Pietro i figli ingegner Carlo e la sorella Rosa cedettero la casa (1840) a Giovanni Battista Fontana ereditata (1842) poi dalla moglie Marianna Buccini (1818-1897), risposatasi con Francesco  Mambretti da cui ebbe due figlie.

Poco dopo la villa fu alienata (1858) ai fratelli Prestini titolari della Ditta Prestini & C., fonderia di ghisa di cui si ricorda il crollo del tetto.

La villa fu in seguito acquistata dal senatore Giovanni Facheris e usata come “dépendance” della villa Facheris.

La casa passò di proprietà diverse volte e infine venne frazionata nel secolo scorso in varie unità.

Bibliografia

“Ville di delizia e dimore storiche in Martesana”, edizioni Ecomuseo Martesana (2017)

https://drive.google.com/drive/folders/1KQfDhrdaUBv1A3PKrpYj8gZ7XQo4eTNe

Autore: Enzo Motta
Datazione: Fine Sec. XVIII
Numero scheda catalogo heritage: