Villa Marietti è in via Piola, 25 a Inzago e, con le altre numerose ville di delizia, costituisce un unicum per questo borgo.
Immagine
Foto 1 – Villa Marietti con l’originale sagoma dei due cubi accostati
Foto 2 – facciata di levante
Foto 3 – facciata sud
Foto 4 – decorazioni del soffitto
Foto 5 – decorazioni parietali e finmestra
Foto 6 – decorazioni soffitto e porte
Foto 7 – decorazioni soffitto e pareti
Foto 8 – ex-corte Ferrerio o dei Faran
Foto 9 – particolare ex-corte Ferrerio
Descrizione
I Borsa, originari di Casalpusterlengo, affermatisi come mercanti d’oro di successo a Milano, nei primi anni del ‘600 diventarono a Inzago livellari dell’abbazia di san Nazaro e Celso di Milano (cascina Ravella) per cessione dagli eredi Homodei.
A metà ‘700, insoddisfatti della vetusta casa da nobile in cui risiedevano nel rione Giò di Port (via Pilastrello), decisero di costruire una villa in un terreno di loro proprietà dove esisteva una precedente corte rustica.
I lavori procedettero in due riprese nel giro di una ventina d’anni probabilmente a cura di Giovanni Battista Borsa fu Benedetto e della moglie Caterina Annone dei Signori di Otranto la cui famiglia aveva interessi e attività anche ad Anversa.
I due corpi a due piani di pianta pressoché quadrata sono uniti in un angolo, sono simili ma non uguali; quello a sud ha l’ingresso a metà facciata che immette subito nella scala, ha cornici intorno alle finestre, mentre quello rivolto a nord, più antico, è meno curato ed ha al centro una bassa torretta.
Prima i Borsa costruirono il cubo nord e successivamente quello sud, aggiungendo circa un terzo alla volumetria precedente
La villa di Inzago ebbe una certa notorietà nella prima metà del XIX secolo, quando fu una delle sedi del Casino di Inzago (1832-1842), di cui fu a lungo presidente Cesare Borsa che concesse parte della villa per le riunioni, incontri culturali, balli e altre iniziative per il divertimento dei patrizi milanesi usi a villeggiare nella numerose ville della zona.
Davide Bertolotti cita tra le attrattive di Inzago “un casino, abbellito, a quanto dicono, dalla presenza di avvenenti signore”.
Cesare Borsa (1776-1857) fu grande benefattore di ospedali, orfanotrofi e opere pie sia a Milano sia a Inzago […].
Alla morte di questo nobiluomo filantropo, i Borsa si estinsero; per qualche tempo la villa rimase di proprietà della vedova Giulia Secco d’Aragona († 1863) che lasciò in eredità i beni ex Borsa al suo amministratore ingegnere Carlo Comotti († 1865).
Per assolvere ai legati Carlo Comotti dovette pianificare delle vendite, ma “rimase senza effetto la trattativa per cedere la possessione di Inzago”.
Nel 1865 morì Carlo; la figlia Maria, unica erede, si sposò con Giovanni Schiapparelli (1835-1910), astronomo e direttore dell’Osservatorio di Brera (1862) ove studiò la superficie di Marte.
Negli anni che seguirono Maria proseguì nelle alienazioni e nel 1872 vendette la villa e il fondo di Inzago ai fratelli Carlo, sacerdote Antonio, Angelo e Alfonso Marietti.
Nell’ 800 la famiglia si articolava in diversi rami.
L’affermazione finanziaria della famiglia è rappresentata dalla progressione degli acquisti di vari fondi in Lombardia oltre a diverse case a Milano, tra il 1814 e il 1870.
Questi beni immobili entrarono nella divisione (1876) tra i quattro figli di Giuseppe Marietti (1797-1864): Carlo, mons. Antonio (1827-1892), Angelo (1828-1899), Alfonso (1834-1905).
La possessione di Inzago fu assegnata ad Angelo che, celibe, la lasciò ai fratelli Carlo e Alfonso per poi pervenire ad Antonio (1869-1944) fu Alfonso e ai suoi discendenti.
La villa è forse la più nascosta tra le dimore storiche inzaghesi, presenta ancora sia all’esterno sia all’interno la originale struttura e gran parte dei decori.
Il complesso unitario formato dalla villa, il giardino, la corte colonica detta del Cantone Pelato e l’ortaglia è stato conservato intatto, ancorché degradato, sino agli anni 1980 quando l’ortaglia fu trasformata in parco pubblico.
Note
A ricordo della corte del Canton Pelato, la cui denominazione risale alla peste del 1576/1577 quando morirono tutti gli abitanti, è stata posta una lapide:
Fermes o forestèe
a la cort del Canton Pelàa
in dove i moroni faseven ombrìa
ai stall e ai cassinott
e ghe daven la foeuia ai cavalèe
prima de l’imboscada.
Pensa a la soa gent che chi inscì
in genoeucc el Signor hann pregàa
per i fradej de peste malàa
MCMLXXXV
Bibliografia
“Ville di delizia e dimore storiche in Martesana”, edizioni Ecomuseo Martesana (2017)
https://drive.google.com/drive/folders/1KQfDhrdaUBv1A3PKrpYj8gZ7XQo4eTNe