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Inzago – Villa Facheris

Localizzazione: Piazza Maggiore – INZAGO

Villa Facheris a Inzago in Piazza Maggiore con la cancellata monumento nazionale.

Immagine

Foto 1 Facciata della Villa che dà su Piazza Maggiore

Foto 2 – facciata ovest

Foto 3 – affresco del salone al piano nobile di Giovanni Stefano Montaldo,  “Aurora che scaccia la Notte”

Foto 4 – le scuderie

Descrizione

Fu il conte Ruggero Marliani (1620-1684) a voler realizzare un palazzo a Inzago, ma l’area da lui ritenuta idonea, identificata in quella parte dell’isolato che fronteggiava la piazza, non era di sua proprietà.

A fine ‘500 sul sedime della villa e dell’attuale giardino comunale insistevano una dozzina di case di proprietari diversi.

Ruggero iniziò ventiduenne (1642) una paziente opera di recupero con acquisti, trattative, compere all’asta e permute sino a diventarne unico proprietario e dare il via ai lavori di costruzione del palazzo (1670-1680). Non si conosce l’architetto autore del progetto del corpo centrale con il suo colonnato di granito rosa di Baveno, lo scalone con balaustra di ceppo gentile e il salone al piano nobile con un affresco di Giovanni Stefano Montaldo, “Aurora che scaccia la Notte”.

Alla morte di Ruggero (†1684) seguì anche quella dell’unico figlio maschio adolescente Antonio (†1689).

La figlia Isabella (1679-1732), sposata con il conte Benedetto Arese, dovette affrontare allora un lungo contenzioso con i cugini per via del fedecommesso maschile che la escludeva dalla maggior parte dei beni del padre.

Solo dopo una trentina di anni la lite fu risolta (1718) con un accordo extragiudiziale e la villa e i fondi di Inzago le furono riconosciuti.

Quattro anni dopo la morte di Isabella, i figli alienarono (1736) i beni di Inzago al padre Giacomo Bonetti della Società di Gesù, rettore del Collegio de’ Nobili di Milano.

L’ordine di Gesù fu soppresso nel 1773 da papa Clemente XIV e tutti i Collegi dei Gesuiti furono chiusi, compresa la casa di villeggiatura di Inzago; la proprietà passò all’Asse Gesuitico vacante amministrato dal Regio Economato e successivamente fu aggiudicata all’asta nel 1779 a Giò Batta Bizzozzero; da esso la possessione passò (1785) ai fratelli Manzi appartenenti a una antica famiglia del Lario.

In questo periodo i Manzi dovettero subire le devastazioni conseguenti ai passaggi degli eserciti e alla trasformazione temporanea della villa in caserma e successivamente in ospedale militare.

Ciononostante realizzarono il braccio di sinistra dell’attuale villa che da una sagoma a L passò a una sagoma a U.

Nel 1838 Antonio († 1825) e Giovanni Raja comprarono la villa e la possessione di Inzago da Carlo Manzi.

Nel 1839 realizzarono il corpo di fabbrica lungo via Cavour caratterizzato dall’imponente scuderia colonnata per cinque cavalli.

Nel 1844 intervennero sulla manica di levante della villa lungo via san Rocco con la chiusura di un portico trasformato in due botteghe come anche l’attigua stalla trasformata in due altre botteghe (il portico è stato ripristinato a fine ‘900).

Giulia Raja (1821-1900) fu Antonio, moglie dell’avvocato Pietro Facheris, possedeva la metà della villa, l’altra metà fu lasciata in eredità ai nipoti Facheris figli di Giulia dallo zio Giovanni Raja (1873).

Successivi accordi famigliari di divisione del patrimonio famigliare tra Giovanni e il fratello Rinaldo assegnarono la proprietà della villa al solo Giovanni.

I Facheris, famiglia nobile bergamasca del XIII secolo, nell’800 si trasferirono a Treviglio ove nacque Giovanni.

L’avvocato Giovanni Facheris (1848-1918), senatore liberale del Regno (1902), fu uno degli attori della vita politica locale.

Si devono all’intervento del senatore le attuali forme del complesso edilizio che fu totalmente rivisitato, sia negli interni sia soprattutto nelle facciate, alla ricerca di un impianto esteriore fortemente unitario e scenografico nello stile eclettico del tempo (non si conosce l’architetto progettista).

Fu aggiunto al corpo centrale un avancorpo colonnato davanti al portico seicentesco.

La imponente cancellata fu materialmente realizzata dal fabbro ferraio inzaghese Angelo Cremonesi († 1906) in sagome diverse dal progetto presentato (1893) per le logge poste al termine delle due ali e che servono anche da sostegno alla recinzione in ferro battuto.

La cancellata contribuisce a sottolineare la ricerca di effetti che gli spazi aperti sulla piazza del borgo esaltano, facendone l’unica delle ville inzaghesi che si manifesta in modo imponente nell’impianto urbano.

Il senatore Facheris, celibe, lasciò la proprietà della villa e degli altri edifici dell’isolato ai nipoti Mario ed Arrigo con la precisazione della destinazione ad Arrigo se Mario non avesse avuto un discendente maschio.

Mario (1879-1962) restato vedovo di Uberta marchesa Resta Pallavicini, deceduta per una disgrazia in montagna (1925) ebbe un figlio, Rinaldo, che nel 1971 decise di alienare la villa; cedette al Comune il braccio degli edifici rustici degradati su via Cavour, ove fu realizzata la sede della Biblioteca Comunale, e vendette alla Cassa Rurale di Inzago il giardino e gli altri edifici della villa vera e propria che fu adibita a sede dell’istituto bancario, mentre il giardino fu donato all’uso pubblico, salvo una piccola area di rispetto.

A seguito di nuovi progetti dei plessi scolastici di Inzago il Comune decise di adibire l’edificio delle Scuole Elementari a sede del Centro De André dove trasferire la nuova Biblioteca Comunale.

La Banca acquistò successivamente l’edificio della ex biblioteca ricostituendo così l’unità del complesso degli edifici della villa Facheris.

Potenzialità

Con la fusione tra BCC Inzago e BCC Carugate e la nascita di BCC Milano, la villa potrebbe essere parzialmente destinata anche ad altri scopi. Per questo nel 2018 è stata lanciata una richiesta di manifestazione di interesse per un diverso utilizzo della struttura le cui potenzialità sono molteplici.

Bibliografia

C. PEROGALLI e P. FAVOLE, Ville dei Navigli Lombardi, 2 ed., 1967, pp. 226-228

AUTORI VARI, Ville e castelli d’Italia, Lombardia e Laghi, pp. 469-470

“Ville di delizia e dimore storiche in Martesana”, edizioni Ecomuseo Martesana (2017)

https://drive.google.com/drive/folders/1KQfDhrdaUBv1A3PKrpYj8gZ7XQo4eTNe

Autore: Enzo Motta  
Datazione: Sec. XVII e Sec. XIX
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