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Inzago – Villa Arrigoni

Localizzazione: Via Roma 15-17; via Umberto I 2 – INZAGO

La villa ha uno dei giardini più vasti del paese, ma limita il campo di gravitazione spaziale al perimetro di esso, favorita in questo dall’alto muro di cinta; ha l’asse di orientamento da est a ovest, il giardino da parti opposte, verso il perimetro esterno del paese, quasi centrifugato.

Immagine

1 – Facciata di Villa Arrigoni

2 – entrata di Via Roma e Facciata est

3 – la limonaia

Descrizione

Nel 1411 Giacomino Porro comprò dal duca Giò Maria Visconti la metà della possessione di Cassano tra cui i diritti sul porto mantenuti per quattro secoli e una casa da nobile a Inzago.

Di questa antica presenza resta come testimonianza un affresco della Madonna (seconda metà del ‘400) ubicato sotto il porticato della corte colonica attigua alla casa padronale, recentemente staccato e ora protetto in luogo meno esposto.

Nel 1532 i due rami della famiglia Porro si accordarono per una divisione dei beni tra i fratelli  Candido, Camillo e Giulio Porro.  

Un inventario a seguito della morte di Camillo Porro (1575) ci descrive una casa da nobile modesta corrispondente in parte al corpo di destra dell’attuale villa Arrigoni lungo via Roma caratterizzata da portone, cucina, dispensa, “burattera”, una grande sala con sopra due camere, altra camera, colombara, la “torchera” e il giardino.

La proprietà comprendeva anche una casa da massaro cui si accedeva da via Umberto I.

Una descrizione (1584) dei lavori fatti eseguire da Pompeo Porro ci rappresenta come le case da nobile subissero ad ogni generazione lavori di manutenzione, adeguamento a nuove esigenze e miglioramenti:

Nella casa da gentilhomo in Inzago vi era una porteta piccola dentro la quale non vi poteva entrare Carro, ne caroggia, la qual è ampliata, et ridotta in porta grande col suo tetto, et sottocelo [soffitto].

A l’entrare di detta casa a mano stanca vi era una staletta sopra la quale vi era una cassinetta, et detto sig. Pompeo ha fatto ridure, et fare detta staletta in doi loghi con due camere di sopra per servitori, con soi celi, uschij, fenestre, soli, et scala.

Nella cucina di detta casa gli ha fatto fare una scala, o sia dorniola secreta per servitio delle donne con haverli anco accresciuto una camera sopra detta cucina, col suo necessario per servicio di dette donne.

In una delle camere, che già vi erano gli ha fatto fare un camino, et alcuni uschij per servitio di dette camere.

In uno spazzacasa [solaio] sopra la caneva [cantina] gli ha fatto fare due belle camere con un camino, con le sue fenestre, uschij, et alzate li muri.

Al camarino da basso gli ha fatto fare uschij, et altre commodità, et fatolo parimenti dipingere.

Al giardino gli ha fatto fare una toppia [pergolato] con le colonne de cotto, et una muraglia da una parte, et refatto tutta la peschera, che era ruinata.

Nella corte gli ha fatto fare un pendente per governare legna, il quale accompagna un altro portico per servitio del torchio di detta casa et alla toppia di detta corte ha fatto fare tre colonne di cotto che mancavano.

Ha fatto fare una stalla tutta nova de sedici cavalli, et comprato la metà d’uno muro d’un vicino per potere appoggiare, et infingere […] la qual stalla ha dentro il suo necessario, et doi camerini per servitio d’essa stalla sopra la quale vi è un fenile amplissimo.

Nella casa da massaro gli ha fatto fare una caneva, et camera nova per servitio d’esso massaro, et gli altri luoghi sono stati racconciati.

 

Alla morte dell’abate Pompeo (1781), ultimo sopravvissuto dei maschi della sua generazione figli di Giuseppe Ludovico, i beni Porro furono ereditati dal cugino Pietro fu Gaspare compresa anche la casa e le 596 pertiche ubicate a Inzago.

Pietro († 1786) lasciò in eredità alla vedova tutti i beni Porro.

Giuseppa si risposò (1787) con il giureconsulto Alessandro Brasca Visconti Daverio.

Defunta Giuseppa († 1809) i beni ex Porro, compresa la casa da nobile di Inzago, furono ereditati dal marito che li alienò a Luigi Fossani (1827).

Fossani comprò la villa e il fondo per poi cederla al nipote Alessandro Della Croce al raggiungimento della maggiore età (1829).

Alessandro, non contento della vecchia casa da nobile ex Porro, fece costruire una nuova villa perpendicolare alla precedente nel mezzo del giardino; l’architetto al momento è sconosciuto.

Il complesso a U con le ali differenti, occupa all’incirca una superficie di 780 metri quadri ed è il risultato di un progetto che ha tenuto conto delle preesistenze e non è il frutto di una concezione unitaria.

Il giardino residuale divenne troppo piccolo e Alessandro si adoperò per acquistare i terreni circostanti.

Nel 1833 Alessandro comprò da Gabrio Piola Daverio la casa colonica esistente lungo l’attuale via Umberto I e il terreno contiguo; la casa fu successivamente abbattuta e fu formato il giardino antistante la villa che contribuisce a dare una profondità prospettica alla facciata ovest.

Il giardino all’italiana di levante di 2 pertiche, caratterizzato da diverse prospettive architettoniche abbattute durante la costruzione della villa, fu ingrandito nel 1842 con l’acquisto di altre 5 pertiche, fu impiantato all’inglese e fu costruita la limonaia.

Il nuovo corpo centrale ha i fronti orientati ad est ed a ovest.

Quello affacciante verso ovest, compreso tra le ali della U, è rivolto verso gli accessi della villa ed è diviso da una fascia marcapiano e spartito verticalmente da due lesene a finto bugnato: le finestre e le porte sono disposte secondo una semplice simmetria.

Molto più interessante è il fronte opposto con le parti estreme aggettanti, che serrano la campitura centrale, perfettamente proporzionata e più ricca di elementi decorativi.

E’ infatti rialzato da un classico crepidoma di tre gradini, che ne è insieme il basamento e la linea di definizione rispetto al suolo.

Al piano terra si aprono sette porte finestre, a dimostrare la continua possibilità di accedere al giardino offerta dalla villa.

Al primo piano tra le quattro finestre laterali, sono tre porte, accentuate da altrettante cimase che si aprono sull’unico balcone, tipico dell’architettura neoclassica, che caratterizza il fronte.

Alessandro, restato vedovo, si era risposato con la marchesa Ersilia Medici di Marignano (1834) alla quale cedette successivamente il fondo di Pejrana (1845) e tutti i beni di Inzago (1847); morì in Germania a Francoforte sul Meno.

Ersilia Medici di Marignano (1808-1862) nominò erede la sorella Augusta († 1866) sposata con il marchese Norberto del Majno di Bordolano (1832-1900).

Nel 1875 il marchese dovette subire un parziale abbattimento del fabbricato colonico e cedere 61,25 mq del sedime per allargare la strada che da Milano conduceva a Cassano al centro della quale doveva passare la tramvia a vapore.

La villa e terreni furono ereditati dal figlio morto prematuramente († 1906) e quindi dalla vedova Anna Cristina Casati che li alienò nel 1914 ai fratelli Giovanni, Angelo, Francesco e Ambrogio Oggioni fu Giuseppe residenti a Vimercate (ettari 49.15).

Ambrogio Oggioni lasciò i suoi beni, tra cui la villa di Inzago, ai quattro figli maschi della sorella Virginia Oggioni (21.8.1865 – 16.1.1935) maritata a Carlo Arrigoni (4.9.1858 – 16.2.1949).

I quattro fratelli, titolari di una impresa di costruzioni e di una casa vinicola avviata dal trisavolo, erano proprietari a Villa Fornaci della villa Carcano.

Ambrogio e Giovanni Arrigoni sposarono due sorelle Moioli proprietarie della omonima villa a Villa Fornaci, Guglielmo restò celibe e Angelo si sposò con Paola Erba.

La villa di Inzago appartiene ai loro discendenti.

Note

L’ambiente circostante è costituito da case a corte e la proprietà Arrigoni si inserisce perfettamente nel contesto, senza dominarlo.

Il corpo della villa fa da setto separatore fra il giardino anteriore e quello posteriore.

Il giardino anteriore (1400 metri quadri) tra il grande cancello ad angolo su via Umberto I e la villa ha il lato destro delimitato da un alto muro di cinta, mentre il lato sinistro è chiuso dal braccio (ex Porro) più lungo della villa nel quale trovavano collocazione le scuderie e la rimessa delle carrozze.

Il giardino posteriore (5180 metri quadri), concluso dall’alto muro di cinta, è all’inglese e riservato agli abitanti della villa, mantiene l’impianto ed il disegno originario e per le dimensioni e la ricchezza delle specie arboree è da considerarsi l’esempio meglio conservato di Inzago.

Al suo interno, trova collocazione una piccola limonaia (54 metri quadri).

Il giardino è sistemato a prato nella zona centrale che si trova 20 cm. più in basso rispetto al livello strada, si da poter sfruttare il sistema irriguo legato agli invasi della Roggia Crosina.

Nella parte di giardino che confina con la viabilità cittadina è contornata da un boschetto di tassi centenari.

Bibliografia

“Ville di delizia e dimore storiche in Martesana”, edizioni Ecomuseo Martesana (2017)

https://drive.google.com/drive/folders/1KQfDhrdaUBv1A3PKrpYj8gZ7XQo4eTNe

Autore: Enzo Motta (prima foto) e Luca M Arrigoni (seconda foto)  
Datazione: sec. XVII e XIX
Numero scheda catalogo heritage: