L’esistenza del mulino è attestata già dal 1721 dalla mappa catastale nella quale è indicato come “sito di casa con mulino e torchio d’olio”. Apparteneva al duca Serbelloni.
Casa con molino e torchio d’olio. Ruota sulla roggia Bescapera.
Complesso di edifici disposti a L, a fronte dei quali, nella corte interna, si trovavano le stalle e i fienili adattati nel corso del tempo ad uso stoccaggio del riso.
Il corpo centrale, che ospita ancora gli antichi silos in legno, è più alto rispetto al resto degli edifici.
Nel registro del 1854 viene chiamato Molino Nuovo ed è di proprietà del marchese Antonio Busca, erede del duca. In seguito il mulino viene ereditato dal conte Sola Cabiati e da lui venduto dopo la seconda guerra mondiale, alla famiglia Parati che si occupava della lavorazione del riso greggio e che oggi ancora lo possiede.
Al tempo le macchine che lavoravano all’interno della sua struttura erano all’avanguardia, ma in seguito allo sviluppo tecnologico sono state superate dalla grande industria risiera e quindi il mulino è stato dismesso.
Il complesso di edifici sorge sulla strada vecchia per Melzo e la sua ruota veniva alimentata dalla Roggia Bescapera. Dall’esterno si può ancora osservare la ruota del mulino.
Sulla facciata della casa del mugnaio, interna alla corte, si nota un affresco ispirato alla famosa opera di Raffaello Sanzio, La Madonna della Seggiola, un quadro dipinto dall’artista nel 1513. L’affresco, inserito in un riquadro a falsa finestra posto sopra all’ingresso della casa del mugnaio, non è ben conservato, ma si legge ancora chiaramente il tracciato del disegno preparatorio realizzato con la tecnica della sinopia.
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Potenzialità
Il Molino costituisce un patrimonio di archeologia industriale, conservando ancora la ruota, i macchinari per la lavorazione del riso e il torchio da olio.
Criticità
Il complesso è tuttora di proprietà privata e quindi non accessibile alla visita
Bibliografia
Lo sguardo dei santi, Gorgonzola 2003
