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Milano – Le lavandaie di Gorla

Localizzazione: Milano (Gorla)

Il lavoro del lavare rimase per molto tempo un atto collettivo confinato al mondo femminile. Nell’800 alle singole lavandaie, che si recavano di casa in casa per fare il bucato, si affiancò il lavandaio il quale ritirava la biancheria e la riconsegnava a domicilio avvalendosi di un carretto piatto trainato da cavalli.

Lavandaia sul naviglio pavese

Ancora nel secondo dopoguerra il bucato nelle campagne veniva fatto con la cenere.

La biancheria veniva prima bagnata e insaponata, quindi, immessa in una tinozza di legno sollevata da terra, con un buco sul fondo.

Sotto la tinozza era posto un mastello.

Per l’operazione di lisciviatura si versava cenere e acqua bollente sopra un panno spesso (a copertura della biancheria nella tinozza); il panno lasciava cadere lentamente la liscivia che veniva a contatto con la biancheria e colava dentro il mastello.

La liscivia veniva poi recuperata per lavare capi molto sporchi o colorati. Una volta estratti dalla tinozza i panni venivano poi risciacquati in acqua. Ogni lavandaia aveva una propria asse di legno chiamata in gergo brellin che poneva su una piccola sede in pietra solitamente posta sul limitare della sponda del naviglio.

Quando nel 1930 l’acqua fu portata direttamente nelle case le lavandaie continuarono ad affollare i lavatoi pubblici per non pagare la tassa sull’uso dell’acqua domestica ritenuta troppo esosa.

“Non posso dimenticare di rendere onore alle lavandaie che lavoravano sul Martesana con molto zelo. A queste donne, tra le quali mia madre, va tutto il mio rispetto perchè anche nelle fredde giornate invernali le vedevi curve ed inginocchiate sul ” brelin” per ore e ore a sbattere, e torcere su una piastra di granito i panni dei clienti o delle loro famiglie. Io, da bambino, portavo un po’ di acqua calda in un secchiello di rame a mia madre, per dare sollievo alle sue mani intirizzite. Per queste brave massaie, andare al naviglio a lavare era una consuetudine come andare ad un appuntamento di fatica ma anche di piacere, perchè tra una saponata e una altra ci scappava anche una bella chiacchierata.” (Testimonianza di Vigotti Ambrogio).

 

Autore: Flickr
Datazione: XIX secolo
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